E NOI RIMANEMMO A GUARDARE…

Parafrasando ed edulcorando il titolo di un recente film di Pif, Gianfranco Marocchi su welforum invita – a partire da alcuni fatti recenti – ad aprire una nuova riflessione sulla ingombrante ideologia della competizione.

Su welforum se ne è parlato spesso (tra i tanti, in modo particolarmente lucido, Borzaga 2019) a proposito delle relazioni tra Enti pubblici e Terzo settore: argomentando quindi come in talune (frequenti) circostanze la competizione di mercato non sia lo strumento più adatto per tutelare l’interesse pubblico, meglio perseguibile attraverso forme di amministrazione condivisa. In linea generale, ciò che si è voluto affermare è che l’elemento “ideologico” nasca dalla scelta acritica, non ponderata della competizione di mercato, che in taluni casi può effettivamente portare a chiari benefici, mentre in altri non rappresenta l’opzione ottimale: ma, appunto, per elementi ideologici, il secondo caso non viene nemmeno considerato, presupponendo che la competizione sia un bene sempre e comunque.

Questo lo si è affermato relativamente alle relazioni tra enti pubblici e terzo settore, ma forse è bene allargare questa riflessione ad un contesto in cui l’ideologia della competizione appare ancor più paradossale: quella dell’organizzazione di interventi sul territorio nazionale allocando risorse tra le pubbliche amministrazioni istituzionalmente responsabili della funzione socioassistenziale. Già nel 2018 in un ben argomentato articolo pubblicato su Welforum Maurizio Motta si interrogava sulla diffusione dei bandi come strumento di attribuzione di risorse alle pubbliche amministrazioni, mettendo in luce, insieme ad alcune potenzialità di tale opzione, anche tutti i rischi a ciò connessi, primo tra tutti la rinuncia, da parte delle istituzioni, ad assumere la responsabilità di adottare delle politiche.

L’articolo completo su welforum.it