“DOPO LE PARALIMPIADI ORGANIZZIAMO UN CYBATHLON”

La riflessione di Alfonso Molina, Professore di Strategie delle Tecnologie all’Università di Edimburgo, co-creatore e direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale, su Huffington Post

Proseguono i successi degli atleti azzurri. A partire dalla vittoria agli europei di calcio lo sport italiano sta vivendo una stagione particolarmente felice e per la prima volta, credo, le Paralimpiadi di Tokyo sono raccontate in modo diffuso come le Olimpiadi, soprattutto grazie al prezioso contributo dei giornalisti Rai. Ma non solo.

Colpisce anche lo spazio che testate nazionali e locali dedicano alle storie dei campioni. È vero che il racconto non è sempre equilibrato, come fa notare Pietro Barbieri sul magazine Vita, perché tende a “oscillare tra due polarizzazioni, il pietismo e il supereroismo”. Ma è indubbio che mai come a Tokyo i media stanno dimostrando attenzione nei confronti degli atleti con disabilità. Piace pure l’autenticità dei giovani campioni, che raccontano fatiche e soddisfazioni, studiano, si allenano, amano, fanno squadra con grande entusiasmo, coraggio e passione.

Non sono divi, non si atteggiano. Sanno condividere, ringraziare, valorizzare il lavoro delle persone vicine, che raccontano sempre come un aiuto “vivo”, fatto di relazione e professionalità, anche quando sono “personaggi”, come la straordinaria Bebe Vio. Ed è sempre equilibrato anche il racconto sui social, punteggiato dai post misurati su Twitter di Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, che trova le “parole giuste” per ogni risultato, sportivo e umano.

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