DIVENTARE ECOCENTRICI

L’essere umano, con la sua visione antropocentrica e utilitaristica dell’universo, ha portato la Terra sull’orlo della catastrofe. Per salvare il pianeta e il vivente serve passare a una visione in cui sulle logiche del mercato prevalgano quelle dell’empatia, dell’amore e delle relazioni. Su Vita, il giornalista e scrittore Paolo Cacciari, che ha appena portato in libreria un lavoro in cui rilancia la decrescita. Partendo da Langer, Latouche e Papa Francesco

“Ora, che la guerra sta risalendo fin dentro l’Europa, ci rendiamo conto che l’agente distruttivo della vita sul pianeta siamo direttamente e volontariamente noi stessi, o, per essere più precisi, quella parte di noi che dirige, condivide e alimenta i conflitti armati, la competizione economica, la predazione delle risorse naturali”. Questo è uno stralcio del nuovo libro del giornalista e politico Paolo Cacciari, Re Mida. La mercificazione del pianeta. Lavoro e natura, economia ed ecologia (La Vela), appena uscito in libreria. Secondo l’autore serve una rivoluzione copernicana nella società, che deve liberarsi dall’ossessione del possesso di beni materiali, che può avvenire solo rimettendo al centro le relazioni umane.

Partiamo dal titolo. A cosa è dovuto il riferimento a Re Mida?
È il mito dell’avidità: colui che è accecato da una facile acquisizione di ricchezza finisce in un vicolo cieco, un cortocircuito che lo porta a non vivere. Penso che la nostra società sia bloccata esattamente in questo meccanismo. Avrei potuto citare anche altre definizioni e metafore, come la frase dei nativi americani, che, parlando degli uomini bianchi, dicevano “Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche”. Si tratta di un modo di rapportarsi alla natura e alla vita completamente distorto e controproducente, stiamo attuando quello che si può chiamare un “biocidio”. Potremmo dire che “Questa economia uccide”, citando un libro di papa Francesco.

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