DISOCCUPAZIONE E POVERTÀ. LA CRISI DA COVID COLPISCE LE DONNE

A causa della crisi più donne senza lavoro rispetto agli uomini. E con il lockdown sono cresciuti ulteriormente gli Sos ai centri antiviolenza «Ma l’Italia era comunque indietro di 99 anni: il virus l’ha solo rallentata»

«L’impatto delle crisi non è mai gender-neutral – scrivevano qualche settimana fa le Nazioni Unite – e il Covid-19 non fa eccezione». In effetti, che la pandemia non sia imparziale nell’imporre le sue leggi a donne e uomini è evidente in tutte le regioni italiane: nella violenza domestica, nella cura dei malati, nella gestione dei figli senza scuola, nella perdita del lavoro, soprattutto quello precario e debole a prevalenza femminile. Statistiche definitive ancora non ci sono. Uno studio dell’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica ha comunque misurato che il 52,5 per cento delle donne vive un peggioramento netto delle proprie condizioni di vita, contro un 45,2 per cento degli uomini.

Più in generale, la pandemia e i lockdown hanno accentuato situazioni esistenti e accelerato tendenze in essere: per l’Italia, la realtà era già seriamente problematica prima del Covid-19, per quel che riguarda la condizione femminile. Quando in una coppia le cose vanno bene, il confinamento in casa per lunghi periodi può rafforzare il rapporto. Ma quando ci sono tensioni o addirittura relazioni violente, tutto può precipitare. Sulla base delle chiamate al numero verde 1522 del Dipartimento per le Pari Opportunità dedicato alla violenza sulle donne e allo stalking, l’Istat ha calcolato che tra marzo e ottobre di quest’anno le richieste di aiuto sono aumentate del 71,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019: un totale di 23.071, delle quali 10.577 hanno riguardato casi violenti. Le chiamate per informazioni ai Centri antiviolenza sono aumentate del 65,7 per cento.

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