COSA POSSIAMO IMPARARE DAL RAPPORTO DI CARITAS SULLA POVERTÀ

I principali media hanno raccontato il Rapporto fermandosi spesso alle già note statistiche sulla povertà in Italia. Meno attenzione è invece stata dedicata a quelli che per Percorsi di secondo welfare sono gli aspetti più interessanti: dati raccolti da quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas, le ricerche originali sulla povertà ereditaria e intergenerazionale e l’indagine sulla transizione scuola-lavoro dei giovani che vivono in famiglie in difficoltà

Il 17 ottobre Caritas Italiana ha presentato il suo 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale, dal titolo “L’anello debole”. Il documento offre uno spaccato aggiornato della povertà nel nostro Paese guardando, appunto, agli “anelli deboli della famiglia umana che, sganciati da meccanismi di solidarietà e accompagnamento, rischiano di isolarsi e staccarsi dal resto della compagine sociale“. Lo fa basandosi su diverse fonti quantitative e qualitative, attraverso le quali individua quelle che sono le principali sfide sociali che le istituzioni pubbliche, in primis il prossimo Governo, saranno chiamate ad affrontare nei mesi a venire.

Su giornali, radio e tv si è parlato molto del Rapporto, ma i dati citati dai principali media quasi sempre erano riferiti alle già note statistiche ufficiali sulla povertà. Meno attenzione è invece stata dedicata a quella che probabilmente è la parte più interessante del documento, ovvero i dati raccolti da quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas presenti su tutto il territorio nazionale, oltre ai risultati di due indagini empiriche originali.

Di seguito si propone un approfondimento su queste informazioni, a nostro avviso lasciate un po’ ai margini, oltre che sulle valutazioni di Caritas in merito alle attuali politiche di contrasto alla povertà e alle riforme e agli investimenti da realizzare per migliorare il contrasto alla povertà in Italia, in particolare grazie alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

L’articolo completo su secondowelfare.it