UN ARTICOLO, A CURA DI JENNY HODGSON E ANNA POND SULL’APPROCCIO DELLA “FILANTROPIA DI COMUNITÀ”

La filantropia di comunità si basa sulla premessa per cui ciascuna comunità ha i suoi assets (risorse economiche, competenze, conoscenze, reti).
Contribuendo con le proprie risorse (non soltanto economiche) le persone si sentono parte del processo nel ruolo di co-investitori con un interesse nel proprio sviluppo. In questo modo sono più propensi a prendersi cura degli effetti che vogliono ottenere, sono più coinvolti e spronati ad agire per difendere gli interessi della propria comunità.
L’approccio della “filantropia di comunità” pone l’accento sul mettere insieme e organizzare i diversi assets delle comunità e trasformare i tradizionali “beneficiari” in “co-investitori”.
Quando si mobilitano risorse locali emergono nuove e diverse forme orizzontali di accountability basati sulla fiducia e sulla trasparenza.

Nella filantropia di comunità i donatori non sono soltanto quelli esterni (le istituzioni, i donatori privati, le fondazioni, gli enti bilaterali) ma

  • una combinazione di tre tipologie di donatori: i donatori esterni, di solito meno a contatto con il territorio che spesso proprio per la loro struttura e organizzazione agiscono in modo top down,
  • l’organizzazione che si occupa di filantropia di comunità (come ad esempio una fondazioni di comunità, una fondazione pubblica, un fondo dedicati ad un tema specifico, ecc) che solitamente condivide un approccio bottom-up, agisce come un innovatore istituzionale ed è un elemento di novità nel contesto della società civilele
  • persone nella comunità: sono le persone che aderiscono e sosteng una causa e possono essere un vero motore di cambiamento.Continua a leggere il report (*.pdf)