COME ATTUARE UNA GIUSTA TRANSIZIONE ECOLOGICA? ANALISI E PROPOSTE DEL QUADERNO ASVIS

Lo sviluppo sostenibile necessita di una rivoluzione. Ambiente, società, economia, istituzioni: più ambizione sul clima, stop ai sussidi ambientalmente dannosi, l’importanza di donne e giovani, il rispetto dei diritti. La notizia dal mondo ASviS

Per accelerare la transizione ecologica bisogna consolidare la rivoluzione culturale oggi agli inizi, puntando a rendere dominante e desiderabile lo sviluppo sostenibile, senza lasciare indietro nessuno, come indica l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. È quanto emerge dal Quaderno ASviS “La transizione ecologica giusta, pubblicato oggi durante un evento del Festival dello Sviluppo Sostenibile dal titolo “La transizione ecologica: sfide e opportunità in Italia e nel mondo”, che intende fornire un approccio sistemico ai tanti temi che legano il processo di transizione. Dalla dimensione ambientale a quella sociale, dalla dimensione economica a quella istituzionale, il documento offre, a partire dalla costruzione degli eventi che hanno portato alla nascita dei grandi accordi internazionali, analisi e proposte per una transizione verso un nuovo modello di sviluppo.

L’ambiente e la transizione ecologica

Per quanto riguarda la dimensione ambientale, l’ASviS raccomanda che gli impegni stabiliti ai tavoli internazionali sul contrasto ai cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità servano da guida alle politiche nazionali, orientando a tal fine gli obiettivi di trasformazione del sistema produttivo nel perseguimento del benessere sociale e nell’interesse delle future generazioni.

Nel documento viene evidenziata l’importanza di allineare gli obiettivi del Piano nazionale per la transizione ecologica (Pte) all’ottavo Piano di azione per l’ambiente (Paa) europeo, integrandolo con elementi qualitativi e quantitativi provenienti dalla Relazione annuale sul capitale naturale. Una mossa che da una parte faciliterebbe la pianificazione e la coerenza delle politiche, e dall’altra sarebbe capace di promuovere un miglior confronto politico tra l’Italia, i partner europei e la società civile, semplificando così anche l’attività di monitoraggio rispetto all’andamento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).

Sulla mitigazione alla crisi climatica bisogna alzare l’ambizione: va verificata la possibilità di portare il target del taglio delle emissioni climalteranti dal 55% al 65% entro il 2030 e rispetto al 1990. Di particolare importanza è capire quanto sono vulnerabili la popolazione e il territorio agli effetti della crisi climatica. Per questo motivo devono essere effettuati stress test su tutti gli strumenti di pianificazione territoriale vigenti.

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