CHI SONO OGGI I FILANTROPI: NEGLI USA DONANO 400 MILIARDI L’ANNO. IN ITALIA 9

La pandemia di coronavirus ha innescato un circolo virtuoso di donazioni, da parte di magnati come di piccole e medie imprese. Era già successo in passato, per esempio con lo tsunami in Indonesia del 2004, il terremoto di Haiti del 2010 o l’incendio di Notre-Dame del 2019. Per la ricostruzione della cattedrale parigina si sono attivati migliaia di comuni cittadini e grandi imprenditori. François Henri Pinault, a capo del gruppo Kering, e Bernard Arnault, proprietario dell’impero del lusso Lvmh, hanno donato rispettivamente 100 e 200 milioni di euro. Il più importante gesto in epoca Covid di filantropia— dal greco «amore per il prossimo» — è stato fatto invece da una donna statunitense: MacKenzie Scott. L’ex moglie del fondatore di Amazon Jeff Bezos ha elargito una cifra record: 4,4 miliardi di dollari (circa 3,7 miliardi di euro), vale a dire il 19,6% delle donazioni globali rilevate dall’organizzazione Candid. Per quel che si sa, nessuno al mondo ha versato di più.

Generosità al femminile

«Le donne in generale sono molto generose, più degli uomini», commenta Carola Carazzone, segretario generale di Assifero (Associazione nazionale delle fondazioni ed enti filantropici) e presidente di Dafne – Donors and Foundations Networks in Europe. Non è sempre stato così, probabilmente perché a lungo le donne non hanno avuto la possibilità di gestire il denaro. Ma qualche nome rilevante emerge già nella prima fase della filantropia negli Stati Uniti, che ha avuto inizio nella Gilded Age (l’età dorata di crescita economica alla fine del XIX secolo), in particolare, nel 1889 con la pubblicazione di The Gospel of Wealth (Il Vangelo della Ricchezza) di Andrew Carnegie: Margaret Olivia Sage, impegnata nell’istruzione femminile; Clara Barton, fondatrice della Croce Rossa Americana; Gertrude Vanderbilt Whitney, fondatrice del Whitney Museum of American Art di New York City…

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