CAMBIAMENTO CLIMATICO INARRESTABILE, AGIRE ORA E INVESTIRE SULL’ADATTAMENTO

Con il 2020 la crisi climatica si aggrava. Aumentano le concentrazioni di gas serra in atmosfera, si intensifica la fusione dei ghiacciai, gli oceani si acidificano sempre più. Le conclusioni sullo “stato del clima” del World Metereological Organization. 

Il rallentamento che ha subito il mondo economico per via della pandemia non ha frenato l’accelerazione del cambiamento climatico, tantomeno ne ha limitato gli impatti su scala globale. Il 2020 è stato, infatti, uno degli anni più caldi mai registrati, e tutti gli indicatori a disposizione ci dicono che aumentano le concentrazioni di gas serra in atmosfera, il livello del mare si alza, continuano la fusione dei ghiacciai e l’intensificazione dei fenomeni metereologici estremi.

A ribadire il concetto che la diffusione del Sars-Cov-2 non ha inciso (in modo positivo), purtroppo, sul riscaldamento globale, è l’ultimo rapporto della World meteorological organization (Wmo), pubblicato il 19 aprile, dove si legge che nonostante il raffreddamento portato da La Niña[1], la temperatura media globale era di circa 1,2°C al di sopra del livello preindustriale (1850-1900). I sei anni dal 2015 sono stati i più caldi mai registrati, e il 2011-2020 è stato il decennio più caldo di sempre.

“Sono passati 28 anni da quando il Wmo ha pubblicato il primo rapporto sullo stato del clima nel 1993, a causa delle preoccupazioni sollevate in quel momento sui cambiamenti climatici previsti. Sebbene la comprensione del sistema climatico e la potenza di calcolo siano aumentate da allora, il messaggio di base rimane lo stesso e ora abbiamo altri 28 anni di dati che mostrano aumenti significativi della temperatura su terra e mare, nonché altri cambiamenti come l’innalzamento del livello del mare, la fusione dei ghiacciai e i cambiamenti nei modelli di precipitazione. Ciò sottolinea la solidità della scienza del clima basata sulle leggi fisiche che governano il comportamento del sistema climatico”, ha affermato il Segretario generale del Wmo, Petteri Taalas, che poi ha aggiunto: “Tutti i principali indicatori climatici e le informazioni sull’impatto associate fornite in questo rapporto evidenziano un cambiamento climatico inarrestabile e continuo, un aumento e un’intensificazione di eventi estremi e gravi perdite e danni che colpiscono persone, società ed economie. La tendenza negativa del clima continuerà per i prossimi decenni indipendentemente dal nostro successo nella mitigazione. È quindi importante investire nell’adattamento. Uno dei modi più potenti per adattarsi è investire in servizi di allerta precoce e reti di osservazione meteorologica. Diversi Paesi meno sviluppati hanno grandi lacune nei loro sistemi di osservazione e mancano di servizi meteorologici, climatici e idrici all’avanguardia”.

Lo studio era stato reso noto prima del summit climatico del 22 e 23 aprile voluto dal presidente americano Joe Biden per informare la classe dirigente, ancora una volta, che la finestra dell’azione si sta chiudendo, e che dunque occorre agire tempestivamente per scongiurare le più gravi catastrofi imposte dalla crisi climatica. Durante il vertice, al quale hanno preso parte alcune tra le nazioni che emettono più gas serra nel mondo con gli Usa, come Cina e Russia, l’Unione europea ha ribadito il suo impegno nel tagliare le sue emissioni del 55% entro il 2030, rispetto al 1990. Gli Stati Uniti, invece, punteranno alla riduzione del 52% rispetto al 2005. Ovviamente, si tratta di impegni di riduzione che, se da una parte fanno sperare, dall’altra  necessitano di essere seguiti da fatti. Quest’ultimi, clamorosamente mancati sulle scena internazionale da almeno 30 anni, motivo per cui l’azione non può più essere rimandata.

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